domenica 4 marzo 2012

IL PROGETTo DEL BRANCo

IL PROGETTo DEL BRANCo

Risentimento, antipatia, rancore, ritorsione, ripugnanza, vendetta, odio
questa è la lunga strada di avidya , che in sanscrito significa “ignoranza”
produttrice di quel virus che si diffonde e contagia un ecosistema
abbassando l’energia vitale di ogni momento.
Interrompere questo processo è impresa ardua
che richiede ad Ercole di cimentarsi con le 12 fatiche,
e a biancaneve di far andar d'accordo i sette nani.
L’origine di ciò, inutile e controproducente girarci intorno,
risiede all’ interno di piccoli e odiosi nuclei ancora molto ben nascosti
all' interno del nostro essere, ma ben attivi all'esterno del nostro vivere.
Piccoli e velenosi serpenti che mordendo nel buio, iniettano occultamente veleno a lento rilascio.
Come penso cominci ad essere intuibile ad ognuno di noi,
attraverso le proprie caratteristiche e modalità,
rimandare tale causa ad un comportamento altrui è quello che in gergo viene chiamato depistaggio, ovvero il non riconoscimento della propria responsabilità, che in pratica è il momento dove a tutti viene chiesto di relazionarsi con uno di questi infimi nuclei, punti in cui è praticamente impossibile riconoscersi.
E allora verranno scagliate pietre sul peccatore per allontanare prima possibile da noi quel dolore che colui che si trova dentro a quel disagio interiore ci induce col suo bisogno di attenzione a sentire.
Penso che l'ignoranza non sia una faccenda individuale, ma più collettiva, e penso anche che chi può, e quando può, sarebbe meglio che, come può, si dedicasse a sanare questo dolore piuttosto che a continuare a produrne di nuovo, fra l'altro già che ci sono, ritengo questo il vero senso della parola yoga, o unione, o amore,  e non la pratica di posizioni asana o meditazioni trasformanti peace & love,
alle quali lascerei solo l'indispensabile ruolo di strumenti.
È difficile riconoscere che in noi vi è ancora odio,
e che lo smaltimento quotidiano di ciò necessita un oculato e ben architettato piano di distribuzione.
Potente è quella forza che tiene in pugno le redini della nostra emozione,
dove l’ auriga non può governare destrieri imbizzarriti scalcianti di sdegno.
Il debole cocchiere altro non può fare che esser scaraventato in quella corsa infernale.
Ma le sue braccia dovranno essere ben irrobustite per poter tenere ciò che la strada dissestata
e la furia dei cavalli  richiedono per poter tornar mansueti.
Si avete ragione sono un pò rachitico, utile sarà che le mie braccia si irrobustiscano per poter condurre la carovana in ben altri luoghi, li troveremo branchi sereni che vivono nel rispetto di quelle leggi naturali che garantiscono fortezza e protezione da ogni insidia e da ogni velenosa iniezione.
Animali tipo munfries, e diego, e il bradipo, magari anche un po’ ombrosi, un po’ bastardi, un po’ ingenui e lamentosi, ma che si prodigano e si aiutano reciprocamente a vigilare quelle insidie nascoste nel serpeggiare che avvelenano quella collettività pronta a monitorare e prontamente riconvertire tutto ciò che si oppone alla serenità.
Questo è quello che penso l’ unione di un branco possa  produrre …
Mi potreste indicare dove posso trovarne uno ?

a dimenticavo ho anche un' altra illusione,
penso che comunque vada tutto ciò che accade sia utile e anche indispensabile
per trasformare quei sette serpenti iniziali in queste armoniose qualità,
e che questo pensiero immesso ogni tanto
possa indurre speranza iniettando un pizzico di tranquillità
perchè anche se ci si oppone alla vita comunque lei in noi si compierà....
noi ne determiniamo solo il come avverrà


accoglienza,simpatia, tolleranza, generosità, abnegazione, perdono, amore   

da:"LA VOCE DEL BRANCO"
libro ancora non edito della terza settima

2 commenti:

ANGIII ha detto...

SEI PROPRIO BRAVO NEL SCRIVERE POESIE..SCATURANO EMOZIONI, RIFLESSIONI E CONDIVIDERE CON GLI ALTRI QUESTI PENSIERI è UNA COSA MOLTO BELLA....GRAZIE 10000 MASSIMO!

ANGELA ha detto...

....DIMENTICAVO...è UN PIACERE FAR PARTE DEL BRANCO!!!!! UN ABBRACCIO.