sabato 12 maggio 2012

LA CONSONANZa DELL' AUM

LA  CONSONANZa DELL' AUM


la consonanza dell' AUM ricorda la stessa energia
che segretamente trasmuta le migliori possibilità
nel fuoco del pensiero 



da:"LUCE vol II
estrapolazioni di messaggi illuminati
libro ancora non edito della terza settima 


estratto dal libro "AUM"
dalla collana "AGNI YOGA"



giovedì 10 maggio 2012

PARADISo

PARADISo


Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,
tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che 'l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l'amore,
per lo cui caldo ne l'etterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se' a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ' mortali,
se' di speranza fontana vivace.
Donna, se' tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz' ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s'aduna
quantunque in creatura è di bontate.
Or questi, che da l'infima lacuna
de l'universo infin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una,
supplica a te, per grazia, di virtute
tanto, che possa con li occhi levarsi
più alto verso l'ultima salute.
E io, che mai per mio veder non arsi
più ch'i' fo per lo suo, tutti miei prieghi
ti porgo, e priego che non sieno scarsi,
perché tu ogne nube li disleghi
di sua mortalità co' prieghi tuoi,
sì che 'l sommo piacer li si dispieghi.
Ancor ti priego, regina, che puoi
ciò che tu vuoli, che conservi sani,
dopo tanto veder, li affetti suoi.
Vinca tua guardia i movimenti umani:
vedi Beatrice con quanti beati
per li miei prieghi ti chiudon le mani!».
Li occhi da Dio diletti e venerati,
fissi ne l'orator, ne dimostraro
quanto i devoti prieghi le son grati;
indi a l'etterno lume s'addrizzaro,
nel qual non si dee creder che s'invii
per creatura l'occhio tanto chiaro.
E io ch'al fine di tutt' i disii
appropinquava, sì com' io dovea,
l'ardor del desiderio in me finii.
Bernardo m'accennava, e sorridea,
perch' io guardassi suso; ma io era
già per me stesso tal qual ei volea:
ché la mia vista, venendo sincera,
e più e più intrava per lo raggio
de l'alta luce che da sé è vera.
Da quinci innanzi il mio veder fu maggio
che 'l parlar mostra, ch'a tal vista cede,
e cede la memoria a tanto oltraggio.
Qual è colüi che sognando vede,
che dopo 'l sogno la passione impressa
rimane, e l'altro a la mente non riede,
cotal son io, ché quasi tutta cessa
mia visïone, e ancor mi distilla
nel core il dolce che nacque da essa.
Così la neve al sol si disigilla;
così al vento ne le foglie levi
si perdea la sentenza di Sibilla.
O somma luce che tanto ti levi
da' concetti mortali, a la mia mente
ripresta un poco di quel che parevi,
e fa la lingua mia tanto possente,
ch'una favilla sol de la tua gloria
possa lasciare a la futura gente;
ché, per tornare alquanto a mia memoria
e per sonare un poco in questi versi,
più si conceperà di tua vittoria.
Io credo, per l'acume ch'io soffersi
del vivo raggio, ch'i' sarei smarrito,
se li occhi miei da lui fossero aversi.
E' mi ricorda ch'io fui più ardito
per questo a sostener, tanto ch'i' giunsi
l'aspetto mio col valore infinito.
Oh abbondante grazia ond' io presunsi
ficcar lo viso per la luce etterna,
tanto che la veduta vi consunsi!
Nel suo profondo vidi che s'interna,
legato con amore in un volume,
ciò che per l'universo si squaderna:
sustanze e accidenti e lor costume
quasi conflati insieme, per tal modo
che ciò ch'i' dico è un semplice lume.
La forma universal di questo nodo
credo ch'i' vidi, perché più di largo,
dicendo questo, mi sento ch'i' godo.
Un punto solo m'è maggior letargo
che venticinque secoli a la 'mpresa
che fé Nettuno ammirar l'ombra d'Argo.
Così la mente mia, tutta sospesa,
mirava fissa, immobile e attenta,
e sempre di mirar faceasi accesa.
A quella luce cotal si diventa,
che volgersi da lei per altro aspetto
è impossibil che mai si consenta;
però che 'l ben, ch'è del volere obietto,
tutto s'accoglie in lei, e fuor di quella
è defettivo ciò ch'è lì perfetto.
Omai sarà più corta mia favella,
pur a quel ch'io ricordo, che d'un fante
che bagni ancor la lingua a la mammella.
Non perché più ch'un semplice sembiante
fosse nel vivo lume ch'io mirava,
che tal è sempre qual s'era davante;
ma per la vista che s'avvalorava
in me guardando, una sola parvenza,
mutandom' io, a me si travagliava.
Ne la profonda e chiara sussistenza
de l'alto lume parvermi tre giri
di tre colori e d'una contenenza;
e l'un da l'altro come iri da iri
parea reflesso, e 'l terzo parea foco
che quinci e quindi igualmente si spiri.
Oh quanto è corto il dire e come fioco
al mio concetto! e questo, a quel ch'i' vidi,
è tanto, che non basta a dicer `poco'.
O luce etterna che sola in te sidi,
sola t'intendi, e da te intelletta
e intendente te ami e arridi!
Quella circulazion che sì concetta
pareva in te come lume reflesso,
da li occhi miei alquanto circunspetta,
dentro da sé, del suo colore stesso,
mi parve pinta de la nostra effige:
per che 'l mio viso in lei tutto era messo.
Qual è 'l geomètra che tutto s'affige
per misurar lo cerchio, e non ritrova,
pensando, quel principio ond' elli indige,
tal era io a quella vista nova:
veder voleva come si convenne
l'imago al cerchio e come vi s'indova;
ma non eran da ciò le proprie penne:
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne.
A l'alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e 'l velle,
sì come rota ch'igualmente è mossa,
l'amor che move il sole e l'altre stelle.



da: "LUCE VOL II"
raccolta di messaggi dalla luce
libro ancora non edito della terza settima


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venerdì 4 maggio 2012

LA LUCe DELLA DISPONIBILITà

LA LUCe DELLA DISPONIBILITà

quanto mi piace la vita vissuta così...
quanto ogni momento,
scelto da una crescente libertà,
concede spazio nuovo di conoscenza e felicità,
quanto dolore alle dita nel cesellare quell' intarsio
per poterci arrivare,
quanto nel momento in cui intagliavo il legno
ho messo via l' arroganza di dover capire,
quanto i falegnami osservavano il mio imperfetto rimuovere,
e quali fra quelli che impartivano consigli,
o ti munivano dell' attrezzo giusto per operare, dover seguire...
quanto il disporsi all' incertezza è stato prezioso e funzionale,
quanto sposarsi l'inadeguatezza ha spalancato le porte del sentire
dissolvendo nel corso dell' opera
la rabbia e la solitudine
inibitori di quella luce nascosta
dietro le mille maschere delle paure...

solo affermando questa disponibilità,
si accede al silenzio e alla profondità...

solo coltivare quel condiviso
può illuminare quella smorfia
e trasformarla in un sorriso 


da:"INSTABILITà RIASSESTANTI"
libro non ancora edito della terza settima

SPIEGAMi UNA COSa…

SPIEGAMi UNA COSa…

Ormai vanto di una discreta anzianità all’interno dell’ azienda,
magari, per quello che riguarda gli anni vi sono persone che mi doppiano ma, in questi miei 15 penso di aver racchiuso un’ esperienza di tutto rispetto che, credetemi, non baratterei con nessuno.
Si, ne ho girati di posti, di reparti, di colleghi,  e ne ho viste di facce conoscendo e distinguendo  le espressioni di coloro che sanno e di coloro che rimangano totalmente inconsapevoli.
Non voglio esagerare ma alla luce dei fatti potrei essere uno fra quelli che ha girato di più,
e così facendo, come sempre succede in questi casi, ho raccolto un patrimonio d’ esperienza e conoscenza di ciò che accade all’interno dei meccanismi lillyani veramente ragguardevole.
No, non è un vanto, tutt’altro,  è l’unica cosa che mi rimane, e che può munirmi di una ragione al momento che mi verrà detto (e chissà quando mai cesserà di accadere), sai mata il tuo lavoro è stato veramente apprezzato, sei cortese, spigliato con le persone, sei ricercato quando assente, educato, efficace nel compito e propositivo nel creare, hai spirito di iniziativa e audacia nel chiedere, e fra l’altro sei anche bravo a forzare un po’ la mano per ottenere, e ti dirò di più,  per me quest’ anno sei anche idoneo per l’aumento…..per questo hai guadagnato il beneficio di …

ESSERE SPOSTATO…

Ed è per questo che potrei essere definito come il bohemien della lilly, quel viandante che ogni tanto prende il suo sacco in spalla, riempito delle poche cose essenziali e prosegue il suo pellegrinaggio in cerca di casa.
A me in fondo, sono sempre bastate poche cose, quelle che non ti possono portar via, quelle che non costano niente, ma che hanno un valore immenso, quelle che un vero bohemien ritrovava nella sua preziosa agenda e nella sua malinconica chitarra.
La mia performance me la sono sempre fatta da solo quando al confronto dei giudizi ho sempre affiancato e prediletto quello che ho lasciato nella gente e che la gente ha lasciato in me.

e allora cosa rimane ?
sempre quella amarezza racchiusa in quella curiosità…

spiegami una cosa ???...

a tale proposito vorrei una risposta che conta

ma suppongo anche che quella risposta sia custodita
da una  signora con un lungo manto blu elettrico

quella a cui nessuno si può rivolgere prima del tempo
e a cui la vita ha dato il nome di esperienza…



Quindi a tutti voi che “vi ho accompagnato” in questo viaggio 
Grazie per il vostro gradito e riecheggiante omaggio …

mata


da : "INSTABILITà RIASSESTANTI" 
libro ancora non edito della terza settima