domenica 18 maggio 2014

PIU GRANDi DEL COMUNe


PIU GRANDi DEL COMUNe

Era un po’ che mi balenava in testa l’idea di tornare a giocare a basket, anche perché per me questo gioco è stato e lo è ancora un ancora di salvezza di un valore inestimabile.

Il Mata, conosciuto così sui campi da basket, ex giocatore, che ha militato in diverse squadre fra Firenze e provincia e che per molti anni ha giocato in C2 con Olimpia legnaia e Pontassieve, ora quasi si vergogna di fare due tiri in quel campo di pattinaggio dal fondo non troppo bene assestato, che ogni volta che trascina a fatica le buste della spesa nella sua punto bianca si trova inesorabilmente di fronte agli occhi.

Questa vita è impietosa od offre sempre nuove possibilità ?

E’ una questione di punti di vista ed io vi voglio raccontare le mie due versioni…

Oggi è il 21 marzo 2014, sono circa quattro anni che la mia vita sportiva ha dovuto abbassare la testa e i suoi ritmi in maniera considerevole. Prima lottavo per saltare sempre più alto e mantenere quel tiro in sospensione che mi aveva regalato stima e gioie in tante avventure e in diversi campionati, ora lotto per mantenere una possibilità di muovermi sufficientemente e fare due tiri con qualche sempre più raro praticante, che ogni tanto si vede spuntare fra i ben più numerosi calciatori.

La causa di tutto ciò ? un fastidioso capitolo neurologico della mia vita che qualcuno chiama encefalomielite, ovvero uno stato psicofisico che mi provoca formicolii in tutto il corpo e mi confina il piacere del movimento in un esaurimento precoce delle forze che si manifesta durante qualsiasi sforzo fisico, figuriamoci quello sportivo.

La prima lotta che ho dovuto intraprendere è stata quella della vergogna, e di una stupida ma reale paura che mi teneva imprigionato in quello stato “vado o non vado“ che non mi faceva esprimere la forza per la benedetta decisione. Ogni giorno passavo, ogni giorno vedevo, ogni giorno mi trinceravo in questo limbo, e ogni giorno perdevo. Lo sport mi ha sempre insegnato a vincere e a perdere ma quello che stavo facendo io era non giocare, e questa vigliaccheria mi faceva stare male togliendomi la possibilità di reagire.

Un giorno avendo maturato la forza per la decisione tornai a casa dal lavoro rispolverai scarpe e pantaloncini, afferrai con forza il pallone, aspettai che il campo fosse vuoto e con tutti i timori che facevano impazzire i miei formicolii mi buttai in campo. Che stato strano di equilibrio, che condizione strana di umore e di pensiero, però un piacere stava affiorando ed io ero lì che ci stavo provando, quello ero io, impacciato, informicolato, ma vero.

Il giorno dopo tornai, dei ragazzini incuriositi con la loro naturale attrazione verso la palla mi facevano compagnia qualcuno fra i più audaci mi chiese anche di fare due tiri, la paura iniziale, come tante volte accade era ormai solo il classico bicchier d’ acqua, e io finalmente riuscivo a bere.

Successe però una volta, che arrivò la classica banda di paese e senza chiedere niente cominciò a tirar calci al pallone dall’altra parte del campo…

Pensai – vai, questi cercano rogne , io di qui non mi muovo !- e mentre continuavo facendo finta di niente, questi guadagnavano sempre più spazio e il pallone calciato sempre più forte più volte fu diretto anche verso di me, quasi in segno di sfida.

Continuavo si a tirare ma mi dicevo fra me e me , ma guarda questi prepotenti sbarbatelli, prima erano i grandi che ci buttavano fuori dai campini ora sono le bande di teppistelli di paese, ma che porca p. doveva toccare sempre a me ? questa non mi andava proprio giuù….

E quindi uscii con questa frase a voce alta e risentita che esprimeva tutta la mia rabbia e dissenso

– CERTO CHE SE VOLETE GIOCARE LO POTRESTE ANCHE CHIEDERE E NON INVADERE E BUTTARE FUORI LA GENTE SENZA FAR FINTA DI NIENTE !!!-

Questi mi guardavano con uno sguardo altezzoso ma anche interrogativo della serie, ma i che vole questo o meglio ma cosa sta dicendo , o meglio ancora ma questo è di fori ?!?! …

E io pensavo son tanti e io non son nemmeno tanto messo bene mi toccherà, sbofonchiando mettermi a lato, e così feci con quel bollire di sottofondo che ricordava la caffettiera, in una mattina dove il caffè effettivamente ti va di fori….

All’improvviso una voce amica di un ragazzo che aveva seguito la scena interruppe il gorgoglio e disse – HEI, A MONTESPERTOLI FUNZIONA COSì …-

-COME SCUSA ?-

-SI, A MONTESPERTOLI FUNZIONA COSì, NELLA PISTINA SI GIOCA TUTTI INSIEME !-

COME LORO SONO ENTRATI, TU POTRAI ENTRARE , BASKET, CALCIO, PATTINAGGIO, BICICLETTE, QUI SI CONVIVE e SI GIOCA COSì DA ANNI …..

Ad un tratto capii che ero io ad essere di fuori, come diceva lo sguardo di quel ragazzo, infatti ero io a non essere addentrato in quella realtà e ad aver giudicato in malo modo il loro comportamento, ero io ad aver avuto pregiudizi senza aver capito niente della possibile armonia creata dall’ incredibile adattamento che in mancanza di strutture questi ragazzi in maniera semplice e naturale hanno messo in atto.

Questi giocano per davvero insieme e molte volte mentre giochi due sport diversi ti restituiscano anche il pallone o driblano anche la bicicletta che passa con estrema attenzione ….

Sorridendo mi rasserenai, mi compiacqui e mi rallegrai; ma guarda che meraviglioso esempio di convivenza, in uno spazio piccolo piccolo questi ragazzi stanno dimostrando di essere “Più GRANDI DEL COMUNE “ che non si preoccupa minimamente di provvedere alla manutenzione e alla creazione di nuove strutture e spazi per giocare, convivere ed imparare a stare insieme, e loro nel semplice convivere, e non rinunciare al gioco che gli spetta di diritto gli stanno mostrando come si fa….

COMPLIMENTI AI RAGAZZI DI MONTESPERTOLI !

Massimo MATArozzo 

da "INSIDE LOOK" vol III collana di libri
 dedicata ad una esperienza di allenamento particolare  

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