PIU
GRANDi DEL COMUNe
Era
un po’ che mi balenava in testa l’idea di tornare a giocare a
basket, anche perché per me questo gioco è stato e lo è ancora un
ancora di salvezza di un valore inestimabile.
Il
Mata, conosciuto così sui campi da basket, ex giocatore, che ha
militato in diverse squadre fra Firenze e provincia e che per molti
anni ha giocato in C2 con Olimpia legnaia e Pontassieve, ora quasi si
vergogna di fare due tiri in quel campo di pattinaggio dal fondo non
troppo bene assestato, che ogni volta che trascina a fatica le buste
della spesa nella sua punto bianca si trova inesorabilmente di fronte
agli occhi.
Questa
vita è impietosa od offre sempre nuove possibilità ?
E’
una questione di punti di vista ed io vi voglio raccontare le mie due
versioni…
Oggi
è il 21 marzo 2014, sono circa quattro anni che la mia vita
sportiva ha dovuto abbassare la testa e i suoi ritmi in maniera
considerevole. Prima lottavo per saltare sempre più alto e mantenere
quel tiro in sospensione che mi aveva regalato stima e gioie in tante
avventure e in diversi campionati, ora lotto per mantenere una
possibilità di muovermi sufficientemente e fare due tiri con qualche
sempre più raro praticante, che ogni tanto si vede spuntare fra i
ben più numerosi calciatori.
La
causa di tutto ciò ? un fastidioso capitolo neurologico della mia
vita che qualcuno chiama encefalomielite, ovvero uno stato
psicofisico che mi provoca formicolii in tutto il corpo e mi confina
il piacere del movimento in un esaurimento precoce delle forze che si
manifesta durante qualsiasi sforzo fisico, figuriamoci quello
sportivo.
La
prima lotta che ho dovuto intraprendere è stata quella della
vergogna, e di una stupida ma reale paura che mi teneva imprigionato
in quello stato “vado o non vado“ che non mi faceva esprimere la
forza per la benedetta decisione. Ogni giorno passavo, ogni giorno
vedevo, ogni giorno mi trinceravo in questo limbo, e ogni giorno
perdevo. Lo sport mi ha sempre insegnato a vincere e a perdere ma
quello che stavo facendo io era non giocare, e questa vigliaccheria
mi faceva stare male togliendomi la possibilità di reagire.
Un
giorno avendo maturato la forza per la decisione tornai a casa dal
lavoro rispolverai scarpe e pantaloncini, afferrai con forza il
pallone, aspettai che il campo fosse vuoto e con tutti i timori che
facevano impazzire i miei formicolii mi buttai in campo. Che stato
strano di equilibrio, che condizione strana di umore e di pensiero,
però un piacere stava affiorando ed io ero lì che ci stavo
provando, quello ero io, impacciato, informicolato, ma vero.
Il
giorno dopo tornai, dei ragazzini incuriositi con la loro naturale
attrazione verso la palla mi facevano compagnia qualcuno fra i più
audaci mi chiese anche di fare due tiri, la paura iniziale, come
tante volte accade era ormai solo il classico bicchier d’ acqua, e
io finalmente riuscivo a bere.
Successe
però una volta, che arrivò la classica banda di paese e senza
chiedere niente cominciò a tirar calci al pallone dall’altra parte
del campo…
Pensai
– vai, questi cercano rogne , io di qui non mi muovo !- e mentre
continuavo facendo finta di niente, questi guadagnavano sempre più
spazio e il pallone calciato sempre più forte più volte fu diretto
anche verso di me, quasi in segno di sfida.
Continuavo
si a tirare ma mi dicevo fra me e me , ma guarda questi prepotenti
sbarbatelli, prima erano i grandi che ci buttavano fuori dai campini
ora sono le bande di teppistelli di paese, ma che porca p. doveva
toccare sempre a me ? questa non mi andava proprio giuù….
E
quindi uscii con questa frase a voce alta e risentita che esprimeva
tutta la mia rabbia e dissenso
– CERTO
CHE SE VOLETE GIOCARE LO POTRESTE ANCHE CHIEDERE E NON INVADERE E
BUTTARE FUORI LA GENTE SENZA FAR FINTA DI NIENTE !!!-
Questi
mi guardavano con uno sguardo altezzoso ma anche interrogativo della
serie, ma i che vole questo o meglio ma cosa sta dicendo , o meglio
ancora ma questo è di fori ?!?! …
E
io pensavo son tanti e io non son nemmeno tanto messo bene mi
toccherà, sbofonchiando mettermi a lato, e così feci con quel
bollire di sottofondo che ricordava la caffettiera, in una mattina
dove il caffè effettivamente ti va di fori….
All’improvviso
una voce amica di un ragazzo che aveva seguito la scena interruppe il
gorgoglio e disse – HEI, A MONTESPERTOLI FUNZIONA COSì …-
-COME
SCUSA ?-
-SI,
A MONTESPERTOLI FUNZIONA COSì, NELLA PISTINA SI GIOCA TUTTI INSIEME
!-
COME
LORO SONO ENTRATI, TU POTRAI ENTRARE , BASKET, CALCIO, PATTINAGGIO,
BICICLETTE, QUI SI CONVIVE e SI GIOCA COSì DA ANNI …..
Ad
un tratto capii che ero io ad essere di fuori, come diceva lo sguardo
di quel ragazzo, infatti ero io a non essere addentrato in quella
realtà e ad aver giudicato in malo modo il loro comportamento, ero
io ad aver avuto pregiudizi senza aver capito niente della possibile
armonia creata dall’ incredibile adattamento che in mancanza di
strutture questi ragazzi in maniera semplice e naturale hanno messo
in atto.
Questi
giocano per davvero insieme e molte volte mentre giochi due sport
diversi ti restituiscano anche il pallone o driblano anche la
bicicletta che passa con estrema attenzione ….
Sorridendo
mi rasserenai, mi compiacqui e mi rallegrai; ma guarda che
meraviglioso esempio di convivenza, in uno spazio piccolo piccolo
questi ragazzi stanno dimostrando di essere “Più GRANDI DEL COMUNE
“ che non si preoccupa minimamente di provvedere alla manutenzione
e alla creazione di nuove strutture e spazi per giocare, convivere ed
imparare a stare insieme, e loro nel semplice convivere, e non
rinunciare al gioco che gli spetta di diritto gli stanno mostrando
come si fa….
COMPLIMENTI
AI RAGAZZI DI MONTESPERTOLI !
Massimo
MATArozzo
da "INSIDE LOOK" vol III collana di libri
dedicata ad una esperienza di allenamento particolare